Figure abitualmente presenti nelle assemblee condominiali, al presidente e al segretario in realtà la normativa non dedica una disciplina compiuta, che va quindi ricostruita partendo dalla prassi e dall'applicazione giurisprudenziale.

Una delle questioni che più si prestano a contestazioni tra i condomini concerne l'uso delle proprietà individuali che, non di rado, avviene in palese violazione dei divieti contenuti nel regolamento condominio. La recente decisione della Corte di Cassazione (sent. n. 28279/2019), che ha affrontato il caso di mutamento di destinazione di una proprietà esclusiva rispetto a quella originaria, offre lo spunto per esaminare anche il tema collaterale delle modificazioni delle destinazioni d'uso delle parti comuni, introdotto dalla riforma del condominio e che, prevedendo un rigido schema quanto alla modalità di convocazione dell'assemblea, all'indicazione dell'intervento da effettuare e ai termini da rispettare, è stato rimesso alla piena discrezionalità dell'assemblea.

Con una recente ordinanza, il Supremo Collegio ha ribadito che la disposizione dell'art. 889 cod. civ., relativa alle distanze da rispettare per pozzi, cisterne, fossi e tubi, è applicabile anche riguardo agli edifici in condominio, salvo che si tratti di impianti da considerarsi indispensabili ai fini di una completa e reale utilizzazione dell'immobile, tale da essere adeguata all'evoluzione delle esigenze generali dei cittadini nel campo abitativo e alle moderne concezioni in tema di igiene; nella specie, é stata cassata la sentenza d'appello che aveva omesso di accertare se la rigorosa osservanza di tale norma non fosse irragionevole, considerando - alla luce dell'accertamento svolto dal CTU - che la coesistenza di più appartamenti in un unico edificio implicava, di per sé, il contemperamento dei vari interessi al fine dell'ordinato svolgersi della convivenza tra i condomini e avendo, al contrario, concluso, senza alcun cenno alle risultanze peritali e senza operare il contemperamento dei suddetti interessi, che lo spostamento della condotta fosse dipeso da una scelta deliberata degli attori e non da esigenze inderogabili.

Non è sufficiente che, in caso di cessione infraquinquennale della "prima casa", il contribuente acquisti un nuovo immobile entro un anno, ma è altresì necessario che nello stesso termine questo venga destinato a sua abitazione principale, ovvero che presso tale immobile sia trasferita la residenza anagrafica.

Nel prospetto che segue si riporta una sintesi delle novità di interesse per il settore immobiliare, introdotte dal "Decreto fiscale" di accompagnamento alla Manovra di fine anno (D.L. 124 del 26 ottobre 2019, convertito con modifiche dalla legge 157 del 19 dicembre 2019, pubblicata sulla G.U. 301/2019).

Il regime agevolativo del "prezzo-valore" si applica anche al trasferimento di piena proprietà di un immobile abitativo come corrispettivo della rinuncia all'eredità. Lo ha riaffermato l'Agenzia delle entrate con la risposta n. 494/2019, la quale ha rinverdito la linea interpretativa estensiva sull'applicazione del particolare regime fiscale espressa nei precedenti documenti di prassi.

Anche per il 2019, le aziende del settore edile possono inoltrare all'INPS richiesta telematica per accedere al beneficio nella misura dell'11,5,%. L'INPS ha emanato la circolare 145 del 28 novembre 2019 fornendo le relative istruzioni operative dopo la pubblicazione del decreto 24 settembre 2019.

Ancora una volta assistiamo al solito braccio di ferro tra Amministrazione e cittadino. Questa volta il Comune contesta la regolarità delle opere che sembrerebbero realizzate in difformità dalle norme edilizie e urbanistiche. Il cittadino avrebbe realizzato delle opere in muratura in area vincolata. Viene contestata, inoltre, la illegittima realizzazione di opere di movimento terra nonché la violazione delle norme in materia di distanze tra edifici. Il proprietario non si lascia intimorire e riesce a convincere delle proprie ragioni sia il TAR sia il giudice d'appello.

Gli sgravi fiscali introdotti nel corso degli ultimi venti anni nel settore delle costruzioni funzionano e pure bene. E adesso ci sono anche le prove. La certificazione dei buoni risultati prodotti da questi strumenti – che in Italia sono stati adottati per la prima volta nel 1998 – emerge dallo studio annuale condotto dalla Camera dei Deputati in collaborazione con il Cresme, il Centro ricerche economiche e sociali del mercato dell'edilizia.

I requisiti del Responsabile tecnico delle imprese di bonifica amianto sono definiti dal Comitato Nazionale dell'Albo Gestori Ambientali, con la delib. n. 6/2017, successivamente modificata e integrata da altri provvedimenti.